mercoledì 6 febbraio 2008

Nonni di oggi: come chattare con il nipotino

Vanno in chat, usano l'email ogni giorno, animano i forum e in rete passano parecchio del loro tempo libero. Ci stanno bene, per una percentuale sempre maggiore di loro è quasi una seconda casa. I soliti under-25? Errore. Sono i "silver surfer" l'anima dell'ultima rivoluzione silenziosa, quella degli internauti che avranno anche i capelli d'argento ma ben poco da invidiare ai loro nipotini in fatto di scioltezza web. Uno degli ultimi rapporti Nielsen li indica in Gran Bretagna come la vera novità: gli over-55 in un anno sono passati dal 16 al 19 per cento (+ 22%) rispetto al 2006, a scapito invece degli under-25 in calo dal 29 al 25 per cento (-16%). Se la cifra di per sé può anche non far sobbalzare, indica però un "cambiamento fondamentale" secondo l'analista Alex Burmaster di Nielsen online.

Per dare un'occhiata al nostro futuro prossimo spesso basta guardare oltre Oceano: negli Stati Uniti per i pensionati la rete da tempo non è più tabù con il 22 per cento dei +65 che la usa abitualmente. E la tendenza sembra prendere piede anche in Europa, con i paesi del nord che la stanno recependo prima - Gran Bretagna in testa - mentre i mediterranei Italia e Spagna rimangono più indietro. Anche in Germania e Francia, sempre secondo Nielsen, gli internauti over 55 nell'ultimo anno sono cresciuti in media di tre punti (da 18 a 22 % in Germania, da 17 a 19 % in Francia nel periodo ottobre 2006-2007).

Da noi e in Spagna invece salgono di più le fasce centrali della popolazione. "Basta pensare agli ex 'smanettoni' che oggi sono cresciuti, non sono più ragazzini ma continuano ad avere una forte presenza in rete andando ad ingrossare la fascia degli adulti" spiega Cristina Papini, Sales and Project Manager di Nielsen Online. Sui silver surfer abbiamo ancora molta strada da fare, ma la loro presenza in rete è significativa e l'uso che questi navigatori fanno di internet è maturo: "la loro è una navigazione informata, mirata e funzionale dai siti di informazione a quelli di servizi" continua Papini.

Qualcosa si sta muovendo. L'ultimo rapporto Censis/Repubblica informa che un quinto gli over 60 in Italia usa quotidianamente internet per più di un'ora "dimostrando" secondo il direttore Giuseppe Roma "come il reticolo delle relazioni virtuali e l'informazione online abbia rotto le resistenze dei più refrattari verso le tecnologie digitali". Una resistenza psicologica forse, più che pratica, che però si scontra con la progressiva informatizzazione di settori chiave della quotidianità, dalle pratiche amministrative ai conti in banca. E chi non si adegua rischia di rimanere fuori gioco.

Le remore nei confronti del mezzo non sono quasi mai di tipo "ideologico". "L'analisi della situazione in Italia assume una valenza particolare, da considerare in prospettiva, perché il nostro è uno dei paesi più anziani al mondo" spiega Raffaele Pastore, coordinatore dell'ultimo rapporto sulla comunicazione del Censis del 2006, che fissava a 3,8 per cento la cifra degli oltre-65enni italiani che vanno su internet almeno tre volte alla settimana. "Molte persone mature non usano il computer perché non ne sono capaci, ma quando gli si spiega che spingendo lì poi ti arriva la spesa a casa o puoi pagare l'Ici o chiacchierare con il nipotino, le resistenze si superano. Si può quasi pensare ad una funzione matematica: il cosiddetto digital divide si abbatte quanto più aumenta la facilità di accesso semplificata e l'offerta di servizi percepiti come utili", continua. Ed è su questo che ci si deve muovere.

Il mezzo da noi riguarda ancora un'élite ristretta fra le persone in età matura. Ma questa élite cosa fa online? Trascorre il proprio tempo libero, ascolta la radio, incontra amici, visita i siti di social network: aspetto, questo, rilevante, che aiuta a sentirsi meno soli, a tutte le latitudini. E segno dei tempi: basti pensare a YouTube, dove una delle star più scaricate è un simpatico signore dal nickname che dice tutto: Geriatric1927. Più a sorpresa, i silver surfer italiani si informano sugli acquisti (66,7), li fanno (22,2) e svolgono pratiche amministrative (66,7 per cento). Per la maggior parte di loro internet è utile; non lo si usa perché non ne si è capaci, molto meno perché non lo si voglia usare o perché non interessi.

La percezione generale sta cambiando e anche da noi realtà già affermate in Europa e negli Stati Uniti diventano più familiari: si moltiplicano le iniziative per avvicinare la fascia più matura alla rete in molti modi, dai corsi di alfabetizzazione mirati, ai software per semplificare l'accesso e la navigazione, che permettono di passeggiare in rete da subito, senza ostacoli. In parallelo l'entusiasmo cresce e il timore cala.

Ma allora il gap tecnologico ed il rischio ghettizzazione sono un'illusione? Esistono, esistono. E continuano a colpire in primis anziani, casalinghe e chi non conosce l'inglese. Il rapporto e-family 2007 di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici e da ANIE dello scorso marzo indicava che le famiglie digitali sono ormai il 60 per cento. Ma il rovescio della medaglia è che un 40 per cento è ancora tagliato fuori da una fetta di mondo, virtuale e non.


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